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Il nuovo procedimento di separazione e divorzio

Dal prossimo 28 febbraio entrerà in vigore il nuovo procedimento di separazione e divorzio,in attuazione della c.d. riforma Cartabia del processo civile.

Rispetto al sistema di prossima abrogazione, le novità riguardano innanzitutto lo snellimento della procedura, che non sarà più bifasica né attribuita al Presidente del Tribunale, e l’attenzione precipuamente diretta alla tutela degli interessi dei figli minori.

Il Tribunale competente è individuato in quello del luogo di residenza dei figli minori e, qualora questi manchino, in quello del luogo di residenza del convenuto.

Tanto il ricorso introduttivo quanto la comparsa di risposta, quando siano formulate domande di mantenimento per il coniuge e/o per i figli, debbono essere obbligatoriamente corredati sin dal momento del loro deposito delle dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni, della documentazione attestante la titolarità di beni immobili, mobili registrati e quote sociali e dagli estratti conto bancari e/o postali degli ultimi tre anni.

Lo scopo è quello di palesare sin dall’inizio le proprie capacità economiche al fine di consentire al Giudice di determinare la misura dell’assegno nella misura più congrua.

Una interessante novità ha introdotto la possibilità di domandare, già al momento dell’introduzione del giudizio di separazione, anche lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio. È importante però tenere presente che anche se le domande sono proposte contestualmente esse conservano la propria autonomia, sicchè sarà pronunciata prima la sentenza di separazione e, decorso il termine per il passaggio in giudicato di quest’ultima, sarà procedibile quella di divorzio.

I provvedimenti temporanei e urgenti saranno pronunciati con ordinanza del giudice che potrà disporre anche quali informazioni un genitore sia tenuto a comunicare all’altro e formulare una proposta di piano genitoriale.

La riforma ha inteso, aggiungendo uno specifico articolo del codice di procedura, sanzionare specificamente il genitore inadempiente disponendo che il Giudice della crisi famigliare, anche d’ufficio, può revocare o modificare i provvedimenti inerenti la prole ed emettere provvedimenti sanzionatori, anche cumulati tra loro, tra i quali spicca la condanna al risarcimento dei danni  a favore dell’altro genitore (su domanda di parte) e/o del minore (anche d’ufficio).

I nuovi procedimenti di separazione consensuale e divorzio congiunto

La riforma ha precisato che il ricorso introduttivo deve essere sottoscritto anche dalle parti (oltre che naturalmente dai difensori) e, al pari del caso della separazione o del divorzio contenzioso, all’atto deve essere allegata la documentazione reddituale e patrimoniale delle parti https://tribunale-latina.giustizia.it/it/dettaglio_comefareper.page?contentId=PRC7292&modelId=32.

La riforma ha poi accolto interamente l’orientamento giurisprudenziale più recente ed ha espressamente statuito che le parti possono regolare, in tutto o in parte, i loro rapporti patrimoniali e quindi provvedere a trasferimenti immobiliari, divisioni, scioglimento di comunioni etc.

La separazione consensuale sarà pronunciata non più con decreto di omologazione bensì con sentenza.

Il procedimento per la modifica delle condizioni di separazione o divorzio

Qualora sia una delle parti a chiedere la modifica dei provvedimenti il procedimento sarà contenzioso e seguirà lo schema previsto per le pronunce rese in sede di separazione o divorzio.

Nel caso, invece, di domanda congiunta, la novità più rilevante attiene alla trattazione della causa che avverrà in modalità scritta. La comparizione delle parti dinanzi al Giudice, infatti, sarà disposta soltanto se siano le parti a richiederla.

In entrambi i casi, il procedimento si conclude con sentenza.

https://avvocatosimonagiorgi.it/diritto-di-famiglia/

Assegno di mantenimento e assegno di divorzio

Nella patologia del rapporto coniugale suscita molta conflittualità la determinazione degli assegni di mantenimento per il coniuge e dell’assegno di divorzio per l’ex coniuge. Nonostante si pensi siano pressoché identici non è così. Per prima cosa è utile quindi capire la differenza che intercorre tra assegno di mantenimento e assegno divorzile.

Assegno di mantenimento: come si determina

L’art. 156 cod. civ. statuisce che “il giudice, pronunziando la separazione, stabilisce a vantaggio del coniuge cui non sia addebitabile la separazione il diritto di ricevere dall’altro coniuge quanto è necessario al suo mantenimento, qualora egli non abbia adeguati redditi propri. L’entità di tale somministrazione è determinata in relazione alle circostanze e ai redditi dell’obbligato”.

Dalla lettura dell’articolo si ricavano i primi criteri che il Giudice deve seguire per determinare, innanzitutto, se esista il diritto all’assegno di mantenimento (quindi se al soggetto cui deve essere attribuito sia o no addebitabile la separazione e se questo disponga o no di redditi propri adeguati), ed in secondo luogo, a quanto debba ammontare. Ebbene, l’importo dell’assegno deve essere in linea con i redditi dell’obbligato e al tempo stesso sufficiente a garantire il mantenimento del beneficiario. Il livello del mantenimento è valutato con riferimento al tenore di vita della coppia durante il matrimonio e, quindi, più il tenore di vita sia stato alto più alto sarà l’assegno.

Non si deve confondere l’assegno di mantenimento con gli alimenti. Gli alimenti spettano a chi si trovi in stato di bisogno e consistono nell’attribuzione di una somma necessaria a soddisfare le necessità primarie e fondamentali di vita.

Assegno di divorzio: come si determina

L’assegno di divorzio è invece disciplinato dalla Legge 898/1970 il cui art. 5 comma 6 dispone: “Con la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio, il tribunale, tenuto conto delle condizioni dei coniugi, delle ragioni della decisione, del contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare ed alla formazione del patrimonio di ciascuno o di quello comune, del reddito di entrambi, e valutati tutti i suddetti elementi anche in rapporto alla durata del matrimonio, dispone l’obbligo per un coniuge di somministrare periodicamente a favore dell’altro un assegno quando quest’ultimo non ha mezzi adeguati o comunque non può procurarseli per ragioni oggettive”.

Fino a due anni fa, nella prassi, c’era un certo automatismo nel liquidare l’assegno divorzile in misura corrispondente all’assegno di mantenimento ma recenti arresti della giurisprudenza della Corte di Cassazione hanno ridisegnato l’istituto.

Il criterio del tenore di vita precedentemente goduto non è più preso in considerazione ma si tiene conto, valutati in ogni caso i redditi e il patrimonio delle parti, del contributo che l’ex coniuge alla formazione del patrimonio familiare e alle sue condizioni personali, commisurando l’assegno alla quantità e qualità del contributo dato di cui si è detto.

In ogni caso è sempre consigliabile rivolgersi ad un buon avvocato, che possa assistere durante tutto l’iter della separazione e/o del divorzio, compresa la determinazione degli assegni spettanti.

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